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domenica 19 luglio 2009

H1N1 influenza suina dubbi sul vaccino

Influenza suina, dubbi sul vaccino: non è garantita l' affidabilità totale
"Ci sarà un periodo intermedio in cui non conosceremo tutti i rischi. Dovremo valutare il rapporto costi-benefici, soprattutto se ci sarà un ulteriore aumento dei casi e delle morti. Di certo, si deve agire"



Riguardo all' influenza suina, gli addetti ai lavori sposano la linea della doppia difesa.

Il primo sbarramento, creato per combattere una pandemia all' epoca nuova e relativamente sconosciuta, è il Tamiflu.

Il secondo, più meditato è perciò più efficace (almeno in teoria) sarà costituito dal vaccino, presto disponibile in tutta Europa.

Ma anche tale protezione potrebbe non essere totalmente sicura, date le incognite che da sempre accompagnano la creazione dei vaccini.

A dare voci a tali preoccupazioni è il dottor Adam Finn, considerato uno dei massimi esperti di vaccinazione, in un intervista al quotidiano britannico Indipendent.
Il dottor Finn esordisce affermando che "Ci sarà un periodo intermedio in cui non conosceremo tutti i rischi.
Dovremo valutare il rapporto costi-benefici, soprattutto se ci sarà un ulteriore aumento dei casi e delle morti. Di certo, si deve agire".
In altre parole, immunizzazione e sperimentazione procederanno di pari passo ed, almeno per le prime dosi, non sarà possibile verificare al 100% efficacia ed effetti collaterali.
A proposito, l' inoculazione inizierà ad agosto: due dosi, supportate da una serie di additivi chimici, "forti" quanto indispensabili.
La storia del vaccino contro il virus H1N1 ripropone il dilemma tra cosa sia meglio privilegiare, la velocità della ricerca medica o la sua accuratezza, entrambe fondamentali ma spesso in contrapposizione.
Catastrofico fu il caso del 1976.
In quell' anno, in una base militare Usa, un soldato morì per quella che il ministro della Sanità David Matthews definì come una nuova forma dell' influenza spagnola del 1918.
Il presidente Ford, in crisi di credibilità e timoroso di vedersi scoppiare tra le mani un' epidemia, ordinò una vaccinazione di massa.
Alla fine, furono vaccinati circa 40 milioni di Americani.
La temuta ondata di spagnola non si verifico; anzi, quell' anno fu descritto come uno dei più tranquilli dal punto di vista influenzale.
In compensò, si fecero sentire gli effetti collaterali legati alla cattiva produzione del vaccino: 25 morti e 500 ammalati a causa della Sindrome di Guillain-Barre, una malattia che colpisce il sistema nervoso.
Compito di trovare il giusto compromesso tra vaccino sicuro e vaccino pronto toccherà ad una pluralità di attori: Stati nazionali, Istituzioni Ue, case farmaceutiche ed esperti dell' EMEA (European Medical Evalutation Agency, l' agenzia europea per il controllo sui farmaci).
Proprio un portavoce di tale organizzazione ha dichiarato come i primi campioni del farmaco pandemico "completamente funzionali" sono attesi per fine mese e la decisione sull'approvazione verrà presa entro cinque giorni.
A fare da cavia, circa 400 pazienti.
Intanto l'UE oscilla tra previsioni pesantissime e le iniziative per rendere parole vuote.
Proprio ieri, Androulla Vassiliou, commissaria di Cipro per la salute dell' UE, ha affermato come i contagi da trattare in via prioritaria toccheranno i 60 milioni circa.
Vassiliou è convinta che "Se queste persone saranno vaccinate, la misura potrebbe offrire una protezione sufficiente".
I politici di Bruxelles sperano nell' effetto barriera di tali individui perché "non ci sarà il vaccino per tutti".
Per evitare problemi legati all' iniziativa "troppo nazionale", i politici Ue sono al lavoro per definire una pianificazione con criteri e strategie univoche.
In particolare, si punta ad un contratto unico sul costo del vaccino.
Ma ci sono già i primi dubbi, e la riunione dei ministri della Sanità avverrà solo ad Ottobre.

Matteo Clerici